
Alfa Romeo – Tra Mito e Storia
Un seminario organizzato dall’Ordine degli Ingegneri di Roma diventa un viaggio appassionante nella storia del marchio Lombardo.
Lo scorso 10 Aprile una delegazione della Scuderia Campidoglio ha risposto con entusiasmo all’invito ricevuto dall’Ing. Giampaolo Stella, presidente della Commissione Motorismo dell’Ordine degli Ingegneri di Roma, a partecipare ad un seminario tecnico sul tema “ Alfa Romeo tra mito e tecnica ”. Il seminario si è tenuto nella prestigiosa sede della Facoltà di Ingegneria di Roma, grazie alla collaborazione del prof. Leone Martellucci, ordinario di Motori a Combustione Interna, che ha coinvolto i giovani aspiranti ingegneri in un pomeriggio di istruzione diverso dal normale. Niente formule alla lavagna, niente appunti da sbobinare, solamente un marchio che da sempre suscita passione, da conoscere meglio grazie a tre relatori di assoluto spessore da ascoltare con ammirazione.
L’ingegner Stella, infatti, ha riunito per questo seminario, con il chiaro scopo di sostenere l’importanza della conservazione del patrimonio motoristico nazionale, tre relatori d’eccezione: Stefano D’Amico, presidente del Registro Italiano AlfaRomeo, Lorenzo Ardizio, il curatore del Museo Alfa di Arese e l’ingegner Lorenzo Morello dell’Automotoclub Storico Italiano.
Alfa Romeo, il seminario ha inizio
Il saluto alla platea è ovviamente stato appannaggio dell’ing. Stella e del prof. Martellucci che hanno fatto gli “onori di casa”, con alcune considerazioni sul patrimonio automobilistico e motociclistico d’epoca italiano, che oggi annovera la bellezza di due milioni di autovetture e un milione di motocicli oltre i trent’anni di età. Un interessante antipasto che ha fatto da preludio agli interventi seguenti, seguiti con attenzione da una platea suddivisa, più o meno in parti uguali, tra studenti e ingegneri iscritti all’ordine, per i quali il seminario valeva come crediti formativi per l’aggiornamento delle competenze professionali.

Antonio Ascari (1888-1925)
Al dott. Stefano D’Amico è spettato il non facile compito di attrarre gli astanti cercando di far capire quali siano le origini del mito Alfa Romeo. Obiettivo facilmente centrato dal Presidente del RIAR con il ben noto racconto della morte di Antonio Ascari nel 1925 a Monthléry, a seguito della quale Nicola Romeo fece ritirare tutte le Alfa e diede ordine di far imballare i motori in omaggio al grande campione caduto.
Il microfono passa poi a Lorenzo Ardizio, Curatore del Museo Alfa di Arese che nel suo primo intervento fa un interessante viaggio nella storia amministrativa del marchio di Arese, senza dimenticare il periodo bellico, durante il quale è la produzione di motori aeronautici a permettere una crescita esponenziale del marchio poiché, non dimentichiamolo, in quei tempi l’Alfa costruiva 3/400 auto all’anno.
La disamina prosegue con il cambio drastico di identità avvenuto nel dopoguerra, quando l’Alfa Romeo, da marchio vincitore di gare qual era prima del conflitto, divenne un elemento di immagine, di costume e ambizione, come testimoniato dalla produzione degli anni cinquanta. Il racconto procede fino al 1986, anno in cui l’Alfa Romeo, con duemila miliardi di debiti e cinquantamila dipendenti, viene privatizzata e ceduta alla Fiat.
Alfa Romeo, trattazione tecnica

Alfa Romeo 24 HP (1910) Foto di www.traumautoarchiv.de
Concluso questo primo intervento di Ardizio, spetta all’Ing. Morello entrare nel vivo della trattazione tecnica, quella che tutti gli astanti aspettano. Morello, grazie al supporto di molti disegni tecnici dell’epoca fa una disamina tecnica lucidissima di tutte le scelte ingegneristiche adottate ad Arese fin dalla 24HP del 1910 alla 1900 del 1950. Quarant’anni che hanno visto l’Alfa Romeo sempre in prima linea per scelte tecniche all’avanguardia e per sofisticazione meccanica. Dai motori a valvole in testa della 40HP, alla 6C 1500 firmata da Vittorio Jano con albero a camme in testa che diventa bialbero con la celebre 1750 GS del 1929.
La sofisticazione tecnica raccontata da Morello procede attraverso la 8C 2300 GS Spider del 1931 spinta da un motore che in pratica è fatto con due quattro cilindri accoppiati, con comando della distribuzione centrale a ingranaggi e dotato di compressore volumetrico che fungeva anche da smorzatore di vibrazioni. La trattazione si conclude con l’entrata in commercio della celebre 1900 nel 1950, la prima Alfa Romeo che rompe con la tradizione, poiché è spinta da un quattro cilindri con comando distribuzione a catena, ma soprattutto è la prima Alfa con scocca portante e ponte posteriore rigido con molle elicoidali.
La seconda parte del racconto, che va dagli anni cinquanta all’acquisizione da parte di Fiat, vede di nuovo sul podio Lorenzo Ardizio, che non lesina su aneddoti e curiosità, alleggerendo la trattazione tecnica e ribadendo più volte il concetto di passione per l’Alfa Romeo, vero fil rouge di tutto il seminario, e valore fondamentale che rende il marchio di Arese tra i più famosi di tutti i tempi.
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