La sua storia l’hanno scritta i suoi piloti

Sarebbe veramente curioso se volessi con la mia debole penna illustrare quel monumento conosciuto in tutto il mondo che è il Campidoglio, anche a non tener conto del fatto che tutti lo conoscono bene o male che sia. Non è quindi dell’eccezionale monumento che intendo occuparmi, ma di qualche cosa ben diversa da un monumento, che se anche di fama generale e imperitura è pur sempre qualcosa di statico. E’ una storia, non quella gloriosa e ultra centenaria del Campidoglio, e neppure a quella, anche lontanissimamente, paragonabile, tuttavia una storia interessante pur se solo dal punto di vista sportivo, ed, anche, se più specificatamente, solo dal punto di vista automobilistico e, addirittura, dal punto di vista romano, benché se l’Ente del quale intendo parlare sia ormai nazionalmente ben noto. Si tratta di una scuderia, e di una scuderia automobilistica: che cosa sia tutti gli sportivi del motore a scoppio sanno bene.

Nel Nord d’Italia organizzazioni similari esistevano già da tempo e mediante le vittorie dei rispettivi associati avevano già raggiunto una notevole rinomanza nello sport automobilistico. Ve ne erano a Torino, a Genova, a Padova, a Bologna, e, particolarmente, a Milano. A Roma ne esisteva già una, dovuta all’iniziativa, alla tenace volontà ed alla passione automobilistica di un noto valorosissimo pilota: Peppino Rossi, che, anche con suo sacrificio personale, ne aveva, assieme ad uno scelto gruppo di validissimi corridori, portato alto il nome, e cioè il nome del giallo fiume di Roma, il Tevere, dovunque aveva gareggiato. Ma di fronte alle quattro di Genova e alle tre di Milano poco sembrava, ed era, una sola scuderia per Roma, tanto più che la Tevere aveva limitato la sua attività alla categoria sport. Rimaneva fuori così la categoria turismo, quella cioè che consente al maggior numero di automobilisti di cimentarsi nell’appassionante agone delle corse automobilistiche, e che per tanti piloti di fama anche internazionale è stata la categoria di partenza per raggiungere quella dello sport, o, addirittura, la categoria corsa.

Scarica qui un estratto del primo numero della Scuderia Campidoglio del 1954

Ferrari 250 con effige della Scuderia Campidoglio Violati alle corse

Quello che mancava, finalmente nasce

Soprattutto mancava una scuderia che potesse riunire il maggior numero di appassionati dell’automobilismo sportivo estendendo alle guidatrici non meno appassionate dei guidatori. Così nacque l’idea di costituire una seconda scuderia, non certo in contrasto con la prima consorella, ma che a questa si aggiungesse per allargare sempre più la riunione in una associazione a carattere esclusivamente sportivo il maggior numero di automobilisti romani. E perciò parlai della cosa ad un noto, appassionatissimo automobilista sportivo, Mario Costantini. L’idea fu, più precisamente, lanciata in una cordiale riunione conviviale attorno ad un tavolo sul quale fumavano abbondanti piatti di tagliatelle al sugo e mandavano riflessi di topazio numerose bottiglie di biondo Frascati. E l’idea prese piede. Un ristretto comitato di sei entusiasti, i soci fondatori, e cioè in ordine alfabetico perché non si dica faccia preferenze: Bianchi, Begozzi, Bettoia, Cestelli, Costantini e La Macchia, si mise di gran lena e con fervida volontà al lavoro organizzativo.

Fu scelto il nome

Ma quale altro nome poteva essere dato ad una scuderia nata a Roma e che romana in tutto e per tutto ha voluto e vuole essere se non quello del monumento rappresentativo più antico di Roma, e cioè il Campidoglio? E nacque così la “Scuderia Campidoglio”. Nacque in modo che può dirsi quasi prodigioso. Ma qui può arrestarsi la storia della sua nascita perché quella successiva l’hanno scritta assai più valorosamente, e meglio, i suoi piloti correndo nel turismo e nello sport, con partecipazione numerosa e valida, può dirsi, a tutte le gare svoltesi nella testè chiusasi stagione sportiva e in tutte classificandosi come meglio non si poteva, assieme in molti casi, in fraterna sportiva contesa, alla più anziana che a sua volta ha gareggiato con grande valore, ed alle altre scuderie che si sono andate man mano costituendo.

Ed una coppa, messa in palio tra tutte le scuderie italiane per essere assegnata a quella che avesse totalizzato nella decorsa stagione sportiva un maggior numero di vittorie, ha costituito il giusto riconoscimento da parte dello sport automobilistico nazionale del valore dei piloti della scuderia Campidoglio, il ben meritato guiderdone alla sua indomita combattività.

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