Lo Stile Campidoglio

Il 19 marzo, nella sede dell’A.C. Roma in Via Salaria, Mons. Tani battezza un neonato d’eccezione: la Scuderia Campidoglio, presenti autorità politiche e sportive, automobilisti, giornalisti ed un mare di frittelle di San Giuseppe. Il Santo falegname sorride benevolo e concede volentieri la sua protezione all’infante, ma inarca sorpreso le sopracciglia allorché ne sente i primi vagiti: Dio del cielo, ma questo è ruggire! Sì, signor Santo falegname, è il ruggito di qualche migliaio di cavalli. Ogni neonato vagisce come può.
I giorni trascorrono velocissimi – accidenti alla fretta! – e la Scuderia ingrandisce a vista d’occhio. Forse è meglio dire che ingigantisce. Cresce ed è molto vivace, più vispa della nota Teresa, e fra l’erbetta si mette a sorprendere non gentili farfallette, ma vittorie vittorie vittorie. Sono passati pochi mesi e già il Consiglio Direttivo comincia ad essere preoccupato: ci vorrà una sede più grande per tutte queste coppe, trofei, medaglie; Trombetti continua a comporre con incontrollabile fede il “bollettino parrocchiale” dell’A.C. Roma e nelle ultime pagine, quelle destinate alla “affermazioni dei piloti romani”, sempre più spesso riporta il nome dell’associazione bimbetta; adesso si preoccupa anche San Giuseppe e va a chiedere a San Gregorio, il collega addetto al calendario: “Dì un po’, qui non finirà mica che il 19 marzo me lo chiamano San Campidoglio, eh?” I giorni, questi dannati, continuano a passare molto svelti e portano sempre nuovi aderenti, tutti malati di “automobile”. Si fanno soci ingegneri, avvocati e medici, studenti bravi e ripetenti, duri lavoratori e figli di papà, perfino il sottoscritto, tutti con rassicuranti fondi in banca tranne l’ultimo citato ed altri pochi, tutti animati da una passione che levati.

Logo-Storico-Scuderia-Campidoglio-1954

Il Logo storico della Scuderia Campidoglio alla sua nascita (1954)

Il presidente Costantini ed il vicepresidente Bianchi proseguono nella loro entusiasta opera di reclutamento e di potenziamento, lavorano come negri, strisciano nella notte per incollarlo sul maggior numero possibile di macchine le vetrofanie con i simboli sociali, rischiando di venir presi per normali ladri di automobili: e tanto appassionata opera non può ottenere il meritato premio. A questo punto la Scuderia Campidoglio non è più un ristretto circolo di amici romani, è un fenomeno nazionale, un’insegna, una aspirazione di molti.
Ha già un suo stile: lo stile Campidoglio.
Per questa insegna e con questo stile Luciano Ciolfi vince col piglio del dominatore il titolo nazionale della Gran Turismo fino a 1300 cmc. Il puntuto mento proteso nella caccia al primo posto di tante corse, la dialettica forense messa sotto naftalina per lasciare intero capo alla concentrazione, al rischio calcolato al centesimo, alla temeraria volontà di successo, l’avvocato in automobile mangia chilometri e chilometri a tutta birra per appiccicare in fronte alla Vittoria quel cerchio giallo e rosso nel quale la lupa romana mostra i denti sullo sfondo di un volante. A questa insegna pensa Gino De Sanctis, inerpicandosi per quelle salite che lo porteranno alla conquista del Trofeo della Montagna, campione italiano della Categoria Turismo. Le gomme urlano il loro raccapriccio per la millimetrica aggressione dei bordi estremi di ogni curva, motore, sterzo, sospensioni gemono per le sollecitazioni al limite: Gino, indomito, i baffi elettrici e lo sguardo d’acciaio, partorisce in piena velocità dal fondo del suo umanesimo i primi versi di quell’elegia automobilistica che lo tramanderà ai posteri: “Non pianger, sposa, la mia dipartita, niente più lacrime, bando al cordoglio! Sorridi altera al sole della vita: vado a lottare per la Campidoglio! ...” Con quella lupa e quel volante negli occhi Franco Ribaldi: rende leggera come una zanzara la sua massiccia Lancia 2500, ne porta il muso avanti a quello di tutte le altre. Ancora coppe o trofei e titoli e medaglie per la Campidoglio. Ove le metteremo?
Giuseppe Musso depone i suoi gloriosi mustacchi all’ingresso di un’Alfa T.I. e viaggia come una nave interplanetaria per affogare nello champagne del successo il dolore atroce della perdita. Franco Marenghi sostiene memorabili battaglie con la giovane sposa ed il giovane suocero per affermare il suo desiderio di correre e, quando la situazione sembra ormai disperata, solleva alto in aria il rotondo scudo giallo e rosso con lupa e volante, Sisi ed Erberto abbacinati, depongono le armi, piegano il ginocchio a terra, si arruolano anch’essi nel nobile esercito. I fratelli Leopardi rinnovano in campo sportivo i fasti immortali del loro immenso antenato in campo letterario.
Sandro Sebasti Scalera trascura visibilmente i barbieri per dedicarsi anima e corpo alle quattro ruote, ed i risultati appaiono subito evidenti e fanno dimenticare il giustificato avvilimento dei Figari nazionali. Roma automobilistica si è riversata quasi tutta nella Scuderia Campidoglio: quanto ancora ci sarebbe da parlare dei fratelli Mancini, di Gauttieri, di Lippi, di Bernardini, di Tinarello, di Bettoja, di G.C. Bornigia, di Superti, di Morettini, di Frattura, di Matteoni, di tanti e tanti altri?
E sempre più fitte sono piovute le domande di ammissione da ogni parte d’Italia. E’ accorsa Anna Maria Peduzzi, che sotto le vesti di un fragile personaggio gozzaniano cela la spada e l’elmo di Clorinda. Altri ancora ne sono seguiti, e tutti hanno assorbito immediatamente lo spirito della Campidoglio, hanno lottato per lei, hanno tradotto in gesta il suo dinamico stile. Infine, in che consiste questo stile? Ma sì, se non può tranquillamente fornire la ricetta senza tema di plagio, certe cose vanno bene soltanto quando le conforta il sapore originale. Dunque, versate in un grosso recipiente due porzioni di passione pionieristica corretta da spirito moderno, un cucchiaio di estratto di D’Artagnan ed uno di Don Chisciotte, un pizzico dell’anima nomade di Sindbad il marinaio, una spigolo della tavola di Re Artù, due pugni di cuore di leone, un piumetto di bersagliere. Mescolate energicamente e senza paura di esplosioni, quindi immergete il nuovo socio nel liquido che è risultato e restate tranquilli: lo stile Campidoglio è una vernice a fuoco che niente più potrà alterare. Molti metteranno in dubbio la verità di quanto affermato, ma a torto. Lo stile Campidoglio esiste nella forma descritta, e se non esistesse dovrebbe venir creato proprio così. Come nella vita fa l’uomo, così nell’automobilismo lo stile fa la Scuderia.

— CARLO MARIANI (1954)

Battesimi della Scuderia Campidoglio Motori
Immagine illustrativa comparsa sulla Rivista N.1 del 1954 in occasione della nascita della Scuderia Campidoglio.

Il 19 marzo, nella sede dell’A.C. Roma in Via Salaria, Mons. Tani battezza un neonato d’eccezione: la Scuderia Campidoglio

La Campidoglio 1955 aveva battuto la Campidoglio 1954! La Coppa ENIT andava ancora a premiare quella che era la scuderia più forte nel corso di una stagione agonistica.

La “Copertina” ufficiale del primo numero della Rivista Scuderia Campidoglio del 1954 all’interno della quale sono comparse le prime foto e i primi articoli sulle numerose vittorie che la Scuderia ha ottenuto sin dalla nascita

Non si può parlare più di esperimento
Battuta la Campidoglio 1954

Il Presidente della Scuderia Campidoglio, Mario Costantini, ci domandava qualche tempo fa di concludere in un certo qual modo il precedente nostro articolo dedicato alla stessa Campidoglio nel numero unico annuale. Ed aveva perfettamente ragione in quanto avevano terminato il nostro scritto in maniera un po’ sospensiva come del resto lasciava intendere il titolo in cui si parlava di “ esperimento”.
Dobbiamo ora anche chiarire un po’ il perché di questo nostro punto di vista che dimostrava anche un senso di perplessità, nonostante gli effettivi risultati conseguiti dalla Scuderia nella stagione sportiva 1954. Il fatto è che l’iniziativa presa da quel gruppo di appassionati dell’automobilismo, che avevano creato la Scuderia e che di questa in breve tempo avevano fatto una formazione tanto notevole, ci sembrava potesse avere in sé, specialmente tenendo conto di altre esperienze romane in tutti i campi, i germi per giungere a quello che avrebbe potuto chiamarsi naufragio. E’ inutile qui scavare profondamente sulla questione, ma chi segue da tempo le vicende sportive romane sa perfettamente quali possano essere i nostri riferimenti.
E’ giusto perciò che al “redde rationem” attuale sia nostro dovere sgomberare il terreno da qualsiasi incertezza: per la Campidoglio, almeno riferendoci a questa prima parte del nostro discorso, non si può più parlare di esperimento. La realtà ci dice invece che la formazione sportiva automobilistica romana, pure avendo dovuto superare burrasche ed intemperie, ha saputo magnificamente tenere il mare più agitato e quella che forse noi potevamo considerare una navicella è venuta ad assumere ora la caratteristica di una corazzata.
Oggi la Scuderia Campidoglio è un’entità della quale non può essere più ignorato il peso e l’importanza non solo a Roma, ma in tutta Italia: il distintivo della “lupa” che ha sfrecciato vittorioso su tutte le strade italiane e anche in alcune straniere è il segno di una grande e potente famiglia di sportivi del volante. Ma l’esperimento di cui trattammo riguardava anche l’attività complessa della Scuderia sul campo agonistico. Il 1954 era stato un anno d’oro per la Campidoglio e, preso come punto di partenza, veniva a costituire una base molto impegnativa per la Scuderia. Erano stati ottenuti infatti risultati così eccellenti da poter far pensare che ben difficilmente, anche con la sorte amica, sarebbe stato possibile uguagliarli nell’anno seguente. Quattro titoli di campioni d’Italia erano stati il maggiore bottino del 1954 (Ciolfi, Ribaldi, Taruffi e G. De Sanctis) ed a questi erano aggiunti altri titoli assai vistosi: Sebasti Scalera campione nazionale degli Universitari, Querci Nevol Campionato Nazionale dell’ACI, Silvestro, G. De Sanctis, Costantini, Ciolfi, De Blasis, Pignatelli campioni sociali dell’Automobile Club Roma. E quindi la massima distinzione che potesse ottenere una scuderia italiana: l’assegnazione della Coppa ENIT, moralmente equivalente ad un campionato nazionale delle scuderie. L’esperimento 1955 consisteva per ciò anche in un raffronto con la stagione agonistica precedente. Si doveva cercare di mantenere la Coppa ENIT, si doveva cercare di non perdere le monte importanti posizioni conquistate.

Sarebbe stato possibile?
Ad un certo punto quando, giusto nel periodo di maggiore intensità agonistica avvenne il famoso momento di fermo delle competizioni motoristiche, sembrò che ogni speranza di fare meglio del 1954 dovesse considerarsi definitivamente caduta. La Scuderia Campidoglio si era battuta e molto bene nelle competizioni della prima metà stagione, poi anch’essa era stata costretta a mordere il freno per la nuova impostazione agonistica dovuta a forza maggiore. Pian piano si giunse però ad una ripresa, ma anche così era ben difficile poter eguagliare i risultati della stagione precedente. D’altro canto erano sorte altre scuderie e la concorrenza era divenuta sempre più accanita. Ma la Campidoglio trovava sempre maggiore incentivo a proseguire per la sua strada acquistando maggiori energie quanto più aspra era la contesa. Si giunse così al termine della stagione, a rendiconto finale. Titoli, cifre, vittorie e sconfitte furono gettati sul tavolo per il bilancio.

Quali risultati?
La Campidoglio 1955 aveva battuto la Campidoglio 1954! La Coppa ENIT andava ancora a premiare quella che era la scuderia più forte nel corso di una stagione agonistica. Il bottino dei titoli italiani era rimasto pressappoco lo stesso della precedente stagione: Cestelli-Guidi e Ciolfi avevano ottenuto il simbolico casco tricolore e lo stesso Ciolfi aveva ereditato il Trofeo della Montagna già vinto da Gino De Sanctis. Ma gli Universitari della Scuderia avevano saputo fare molto di più ed in tre (Angelini Rota, L. De Sanctis e Bettoja) erano riusciti a portare a Roma il titolo della loro categoria. Lo stesso era avvenuto nel Volante d’Argento per i Campionati Nazionali dell’ACI: da un titolo conquistato si era passati a due per merito dei fratelli Vittorio e Giuseppe Feroldi De Rosa. Ed ancora: sei titoli di campione sociale dell’Automobile Club di Roma erano divenuti dieci ( Borghesio, Santini, Ciolfi, Cestelli Guidi, Morettini, Matteucci, Costantini, D’Antoni, Bettoja e Trotta, Nataloni).
In totale cioè otto titoli nazionali e dieci sociali hanno distinto la Scuderia Campidoglio nel 1955. Ed a questo vanno aggiunti i dati relativi alle affermazioni conseguite nelle 49 competizioni alle quali la Scuderia ha preso parte nel 1955 con 511 presenza-corsa e la bellezza di km 515.235 coperti in gara (nel1954 si fecero km 450.000).
Gli sportivi debbono tenere presenti questi numeri che si riferiscono all’attività del 1955: sono state ottenute 6 vittorie assolute in più del 1954, 7 vittorie di categoria in più; 27 vittorie di gruppo in più, 19 vittorie di classe in più. Il bilancio sembrerebbe essere negativo osservando i secondi, i terzi, i quarti ed i quinti posti conquistati, che sono in genere sempre di più nel 1954; ed infatti si hanno 29 classifiche in meno.
Ma se si guarda la somma complessiva delle vittorie ottenute nel 1954 e quella del 1955 si vede che di fronte a 122 vittorie della stagione precedente stanno le 181 vittorie della stagione recentemente conclusa. In altre parole “ si è vinto di più” 59 volte. E questo dice e spiega tutto, afferma il miglioramento qualitativo generale dei piloti Scuderia Campidoglio: non si deve affermare però che ci troviamo di fronte ad un esperimento completamente riuscito sotto ogni aspetto?
Per il nuovo agonistico però l’impegno della Scuderia Campidoglio è divenuto più severo; la meta è di superare il bottino dei titoli e delle vittorie conseguiti. Un impegno severissimo che impone a tutti i componenti della scuderia della lupa di fare il possibile per raggiungere un traguardo che in questo momento potrebbe anche sembrare inacessibile.

— MARIO CIRIACHI (1956)

Scarica qui un estratto del primo numero della Scuderia Campidoglio del 1954

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