
Il primo incontro del 2015 fa parte del ciclo Itinerari Culturali, inaugurato lo scorso anno con la visita all’Isola Tiberina ed al Ghetto Ebraico di Roma. Anche questa volta lasceremo a casa le nostre bellissime auto-storiche per dedicarci ancora di più all’amicizia e alla cultura.
L’appuntamento è per Sabato 14 Marzo 2015 alle ore 11.15 presso Piazza Campitelli, davanti la chiesa di S. Maria in Portico in Campitelli, per la visita guidata del Rione Campitelli a cura della Dott.ssa Daniela Quintiliani. La durata della visita sarà di circa un’ora e un quarto dopodiché concluderemo l’incontro con un aperitivo.
La visita è gratuita (ma è necessario prenotarsi scrivendo a info@scuderiacampidoglio.it) mentre per l’aperitivo rinforzato comunicheremo a breve il costo. I posti sono limitati e si seguirà il principio del “first-come, first-serve”.
INFO VISITA: durata della visita circa 1h 15min, al termine brunch presso il locale SHARIVARI di via di Torre Argentina n° 78 – Costo (del solo brunch): € 15 per persona
UN PO’ DI STORIA:
straordinaria l’importanza dei luoghi che compongono il decimo rione di Roma. Lo stemma è una testa di drago su campo bianco: secondo una leggenda medioevale, era la personificazione assunta dal diavolo nel tempio di Castore e Polluce nel Foro Romano. Quanto all’origine del nome Campitelli, probabilmente si tratta di
una corruzione di “Capitolium”, ma regge anche la tesi che fa derivare il nome da “campus telluris” (campo sterrato). I confini delimitano i luoghi sui quali è scritto l’atto di nascita di Roma: il Foro romano e il Campidoglio. Campitelli è sicuramente il più turistico fra i rioni, ma anche il meno abitato, per la presenza dei siti archeologici che messi insieme coprono il 60% della superficie. Il cuore di Campitelli è sicuramente il Campidoglio, il più importante dei sette colli, anche se è il più piccolo. Curioso il nome di “Fabatosta” dato al Campidoglio durante il medioevo, che deriva dal mercato delle fave secche e fresche, allora aperto alle pendici del colle: il cibo povero per una città povera com’era Roma a quell’epoca.
Alla base della magnifica scalinata michelangiolesca che scende da piazza del Campidoglio montano la guardia due superbi leoni. Era proprio qui che veniva innalzato il patibolo destinato ai nobili, mentre i plebei erano giustiziati – strano ma vero – al piano superiore, sul Campidoglio, su un lato dei giardini sopra piazza della Consolazione. Prima del grande sventramento urbanistico, avvenuto durante il periodo del governatorato romano (1926 -1944 ) per tagliare l’ex via del Mare (ora via del Teatro Marcello e via Luigi Petroselli), in questi luoghi, tra le pendici del Colle e piazza Montanara, c’era l’autentica “Roma sparita”, quella degli acquerelli ottocenteschi di Roesler Franz, affastellata di case medioevali, pullulante di gente, botteghe, mercati e osterie. Molti scrivani pubblici, unica possibilità di comunicazione epistolare per i molti analfabeti, avevano eletto qui domicilio, come pure i barbieri, che radevano i clienti davanti al cannello d’acqua dell’orinatoio. Erano botteghe itineranti ed estemporanee, fatte di uno sgabello e qualche attrezzo di mestiere. Numerose le osterie: tra le più note, la locanda detta “der Bujaccaro”, che distribuiva a pochi centesimi un minestrone fumante ai contadini che affollavano la piazza per il “mercato delle opere” (nell’800 le “opere” erano i lavori dei campi). Se un romano del 1870 si trovasse oggi a Piazza Venezia, avrebbe l’impressione di trovarsi in un altro mondo. Tutto il vecchio quartiere che occupava la piazza è stato travolto per far posto al Vittoriano, iniziato nel 1885. Stessa sorte toccò decenni dopo all’intero agglomerato di case e viuzze che gravitavano intorno alla via Alessandrina e a piazza delle Carrette. La collinetta della Velia venne completamente rasa al suolo per far posto alla via dell’Impero, oggi via dei Fori Imperiali. La caratteristica della strada è data dalle statue degli imperatori davanti ad ogni Foro: quella di Cesare è la copia bronzea dell’originale che è a Palazzo Senatorio, mentre l’originale della statua di Augusto è in Vaticano. Per Nerva, il modello è stato il busto nel museo delle Terme di Diocleziano, per Traiano quello del Museo di Napoli. Una sosta obbligata nel rione è davanti al monastero delle Oblate in via Tor de’ Specchi: dentro le sue mura iniziò la sua predicazione Santa Francesca Romana, patrona di Roma.